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Da anni è stato comprovato come il movimento in acqua apporti innumerevoli benefici fisici alle future mamme. La gravidanza, però, non è solo un periodo di cambiamenti fisici ed ormonali, ma rappresenta anche un periodo di apertura emozionale; è una grande opportunità d’ascolto, di consapevolezza e di crescita. La gestante mostra delle profonde modificazioni psicologiche che le permettono di mettersi in comunicazione empatica con il feto.
L’immerssione in acqua calda provoca un processo di intimità, di abbandono, di regressione inconscia nella madre che torna a risperimentare le sensazioni provate da lei stessa quando era un feto in utero, mentre nel suo grembo c’è il proprio figlio che vive le stesse emozioni.
Il rilassamento procurato dall’acqua alla madre provoca un grande rilascio di endorfine che le donano un immediato senso di benessere. In breve tempo le endorfine materne, attraverso il circolo placentare, arrivano al feto trasmettendogli lo stesso stato emozionale.
Fondamentale è il ruolo dell’idrochinesiologo, della sua identità e della sua funzione più pedagogia che tecnica, più affettiva che didattica. L’operatore diventa il facilitatore della comunicazione madre-feto, rimanendo sempre consapevole del ruolo delicato e complesso che riveste; conquista gradualmente la fiducia della gestante attraverso un processo che parte dall’analisi del soggetto fino ad arrivare ad un’osservazione fluttuante. Questa scelta metodologica non pretende di essere l’unica possibile né quella sicuramente più esauriente o definitiva, è semplicemente l’istantanea dell’attuale modo di operare, in continua evoluzione e aggiornamento.